Apprendiamo dalla Gazzetta del Sud che in una scuola in provincia di Catanzaro un ragazzo di 12 anni è stato escluso dalla gita scolastica perché l’anno prima aveva portato con sé un preservativo. Il provvedimento sarebbe stato adottato per “tutelare” gli altri compagni di classe.
Riteniamo questo episodio di gravità inaudita, poiché istituzionalizza una prassi di disinformazione sulla salute e sulla sessualità che mette in serio pericolo gli e le studenti. In tutta Europa, in maniere e forme diverse, le scuole educano alla sessualità. In Italia, invece, si fa terrorismo psicologico, dicendo in modo palese che è sbagliato e addirittura scandaloso avere con sé un profilattico. Nonostante, infatti, questo possa essere considerato un caso limite, l’assenza totale di informazioni su questi temi nei nostri istituti è ormai una realtà ordinaria denunciata anche dalle organizzazioni studentesche e dalle famiglie.
E’ chiaro, inoltre, a partire da quanto raccomanda l’OMS sull’educazione sessuale, che la consapevolezza sulla sessualità è fondamentale per prevenire gli abusi. Un bambino punito in maniera così eclatante, insieme ai compagni e alle compagne che hanno assistito ai fatti, potrebbe infatti avere molte più difficoltà della norma a parlare di eventuali abusi e molestie sessuali: l’insegnamento che è passato da questa vicenda, infatti, non solo conferma tutti i pregiudizi sulla sessualità, ma afferma anche che essa è motivo di mortificazione ed esclusione, in qualsiasi forma. Un vero e proprio tabù. Quindi non se ne deve parlare, anche a costo di contrarre l’HIV (o un’altra infezione sessualmente trasmessa) o rischiare di esporsi ad abusi e violenze.
Un simile provvedimento entra, inoltre, in aperto contrasto persino con l’ultima campagna di prevenzione promossa dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, “Uniti contro l’Aids”, che raccomandava l’uso del preservativo. Non scopriamo certo oggi, purtroppo, che l’azione delle istituzioni si dimostra purtroppo insufficiente in termini di capillarità, risorse ed efficacia. Per questo motivo, invitiamo il Miur a prendere una posizione chiara sull’accaduto ed esprimiamo piena solidarietà ai genitori del ragazzo, che hanno denunciato i fatti ai carabinieri accusando il dirigente scolastico di “abuso di mezzi di correzione”.
Da parte di Anddos, che ogni giorno si impegna nella battaglia culturale sulla prevenzione e la sessualità consapevole, distribuendo più di un milione di preservativi ogni anno nei propri circoli, ci sarà tutto il supporto possibile per questo genere di battaglie, anche sul piano legale. Nella nostra azione di contrasto all’omofobia, siamo convinti che una delle principali radici della discriminazione delle persone LGBTI sia insita nella morbosa e ipocrita condanna della sessualità che questo Paese continua a perpetrare sul piano culturale, un fenomeno che riguarda e colpisce tutti e tutti, a prescindere dagli orientamenti sessuali.
Mario Marco Canale,
Presidente Nazionale Anddos
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Fonte: ANDDOS NEWS