Pregiudizi e molto altro. Di questo si è parlato ieri alla Gay Street, nell’ambito dell’iniziativa promossa dal Circolo Anddos-Gaynet Roma, “Ma davvero i gay vestono di rosa e le lesbiche sono camioniste?”, che si inseriva nell’ambito degli eventi della Gay Croisette per il prossimo Roma Pride.
Il dibattito è stato introdotto da Rosario Coco, Presidente di Anddos-Gaynet Roma, attraverso la proiezione del video del gruppo The Jackal, “Cosa pensano alcune persone quando incontrano un gay” .
Sono intervenuti successivamente Valerio Mezzolani, Segretario di Gaynet, sul tema del Pride e dei pregiudizi ad esso legati, Titty Gaudio, sui luoghi comuni e le problematiche affrontate dalle persone transgender che si candidano alle elezioni, e infine Francesco Pellas, di Link Roma3, che ha illustrato il modo in cui le realtà studentesche stanno affrontando i temi dell’omofobia e del sessismo nel mondo universitario.
Fra i punti che sono stati toccati vi è stata questione dei riconoscimenti istituzionali al Pride: solo dopo il patrocinio delle ambasciate di Canada, Stati Uniti e Francia, il Roma Pride è stato investito solo all’ultimo minuto anche del patrocinio di Roma Capitale. Queste resistenze, come è stato fatto notare, sono certamente legate ad una serie di luoghi comuni che permangono purtroppo nell’immaginario collettivo, vecchi stereotipi ma anche nuovi mantra. Ad esempio, come accaduto a Firenze, è stato negato il patrocinio al Pride in quanto “tema che divide”. Non solo, quindi, il classico argomento della “carnevalata”, ma anche un’obiezione di merito che disconosce il valore universale di una manifestazione che è fondata su principi di libertà e liberazione che riguardano tutta la cittadinanza, oltre ad essere la commemorazione dei moti di Stonewall del 1969. Da qui l’appello degli intervenuti: “l’approvazione delle unioni civili non deve dar luogo ad una “normalizzazione” delle differenze, ma deve al contrario essere l’inizio di un processo che include tutte le diversità sotto il principio dell’uguaglianza dei diritti”.
In questo processo, la lotta ai luoghi comuni più radicati nel linguaggio, in particolare quelli legati alla cultura maschilista e patriarcale, svolge certamente un ruolo di primo piano.
La redazione
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Fonte: ANDDOS NEWS